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10 febbraio 2007

Fiat punta sul metano

Rinaldo Rinolfi, responsabile del Powertrain Research & Technology di Fiat, fisico alla guida della ricerca dell’azienda piemontese dal 1987, racconta che sui motori ecosostenibili Fiat fa ricerca dagli anni ’70. Sono proprio le esigenze ambientali quelle che hanno spinto a fare ricerche sui motori, e queste esigenze diventano importanti anche per la competitività delle imprese.

L’intervento di Rinolfi si è inserito all’interno del convegno “Cambiare motori, ma soprattutto abitudini” svoltosi oggi presso la sala incontri della Regione Piemonte, organizzato da Legambiente e che ha visto succedersi sul palco, oltre a Rinolfi, Vanda Bonardo, Giorgio Airaudo, Francesco Garibaldo, Stefano Raffa, Marco Martuzzi, Mario Zambrini. All’unisono, Legambiente, sindacati dei metalmeccanici e rappresentanti delle industrie automobilistiche si sono mostrati tutti d’accordo sulla necessità di attuare una svolta tecnologica che possa risolvere i problemi ambientali.

In particolare Fiat, ha raccontato Rinolfi, ha lavorato ciclicamente sul motore elettrico, tra il ’70 e l’80 e tra il ’90 e il 2000, ma ciò che non si riesce a superare è il difetto fondamentale di questa tecnologia: l’autonomia ridotta e i tempi di ricarica lunghi.

Per quanto riguarda poi i motori ibridi non è vero che con questi si riducono le emissioni nocive, perché le emissioni finali dipendono dal livello di emissioni del motore di partenza. Il metano invece produce un decimo di emissioni nocive rispetto ad un veicolo Euro 5 o Euro 6.

L’unica soluzione percorribile è per Rinolfi proprio il metano: la molecola più semplice tra tutti gli idrocarburi e anche la più stabile. “Abbiamo riserve di metano per i prossimi 100 anni, e la distribuzione geopolitica della risorsa è abbastanza rassicurante, Putin permettendo”. Il metano ha anche altri vantaggi: ha costi di produzione e trasporto infinitamente minori rispetto alla benzina e al gasolio, e per l’Italia si tratterebbe di una tecnologia nazionale, visto che è l’unico carburante che abbiamo.

Per quanto riguarda la tecnologia ad idrogeno, invece, Rinolfi si è posto da un punto di vista molto realistico: “I motori ad idrogeno promossi ad esempio da BMW sono solo scenografie, miraggi. Sono tecnicamente improducibili su vasta scala, hanno costi esorbitanti e soprattutto prevedono un serbatoio di idrogeno liquido”. L’idrogeno fonde ad una temperatura di 17° Kelvin, ovvero molto prossima allo zero assoluto – spiega Rinolfi – è estremamente difficile impedire che ritorni allo stato solido.

Mentre in America si parla molto di idrogeno e lo si prospetta come una realtà imminente, pur non facendo nulla di veramente concreto per sviluppare questa tecnologia, secondo Rinolfi investire nel motore a metano è un investimento sicuro e lungimirante, perché non chiuderebbe comunque le porte all’idrogeno. I motori che funzionano a metano potranno infatti funzionare anche ad idrogeno, e questo permetterà di miscelare progressivamente le due sostanze. “La realtà è che oggi l’idrogeno non c’è”, conclude con fermezza Rinolfi.

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