Quello che vedi è vecchio

Caro lettore, questo blog/vetrina che contiene vecchi articoli pubblicati in giornali locali o internet, non è più aggiornato da gennaio 2010.

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Quelli che leggi sono i miei articoli

30 ottobre 2007

Ute fest - Meeting Donnellan

«Ciò che è formidabile nel lavoro di Donnellan è che ci lascia vivere, la regia viene da noi». Andromaque è stato un lavoro di squadra, parola di attori. Tutti concordi nel ribadire l’assenza di un disegno prestabilito e di una smania di perfezione, i protagonisti della pièce di Racine hanno sottolineato alcuni degli insegnamenti del loro regista: «Non ripetete frasi ‘morte’, ma reinventate ogni giorno il vostro ruolo perché ogni volta il teatro sia vero», «Recitate come se aveste sbagliato copione». E così Ermione crede davvero che riuscirà ad avere Pirro, perché lei non conosce la fine della storia, vive nella speranza di ottenere ciò che vuole e allora, di scena in scena, spera, si illude, piange amara disillusione ma di nuovo, lotta perché ciò che desidera accada. La caratterizzazione di ogni personaggio è avvenuta per tappe, nessun copione già scritto né burattini al soldo del regista, ma un gruppo di attori messi nella condizione di trovare la propria personale strada per essere Andromaca, Ermione, Astianatte. In fondo, parola di Donnellan, «Non bisogna mai fidarsi del regista».

pubblicato su Apart #5/07

29 ottobre 2007

Ute fest - Meeting Lavia

Il fango come metafora dell’indifferenza, la camicia di forza come metafora della condizione umana. No. Non sono metafore quelle messe in scena da Gabriele Lavia, ma la realtà del suo teatro: «Il palcoscenico deve essere un sentiero storto e scosceso, il méthodos greco, un percorso per andare oltre». Lavia recita Il sogno di un uomo ridicolo di Dostoevskij da quando aveva 18 anni, ma ad ogni nuova rappresentazione sente il bisogno di rendersi la vita difficile; così la scena è stata a volte coperta di terra o fango, altre da piastrelle e sassi, corde d’acciaio, o si è trasformata nel cubo di una discoteca largo un metro e ottanta. La scenografia è una sciocchezza fondamentale: «Fango, sassi, corde, non servono a nulla, sono piccole tranquillità, piccoli make-up. Il problema vero è lo spazio scenico: costringere attori e spettatori ad essere “qui ed ora”, che non sono orologi e toponomastica, ma tempo e spazio». Il teatro si fa sempre sul palcoscenico, non è mai il teatro del regista, perché chi lo vede “guarda” ciò che accade, qui ed ora. Questo è il suo mistero.

pubblicato su Apart #4/07

27 ottobre 2007

Ute fest - La folle giornata (o il matrimonio di Figaro)

Far dialogare due tempi, superare il filtro mozartiano e mettere in scena un classico sconosciuto come La folle giornata o Il matrimonio di Figaro, per Claudio Longhi non è stato facile. Per riuscirci si è fatto aiutare proprio dalle arie di Mozart, che in scena facevano intuire quello che il libretto dapontiano ometteva. Un lavoro simile nel ‘900? Arancia meccanica. Il film cult di Kubrik è diventata allora la chiave di lettura del passaggio dal ‘700 al ‘900, perché è modello narrativo di una violenza inusitata e perché della musica di Purcel ha fatto un uso straordinario. Altro problema è stato trovare un marcatore di scena che identificasse servi e padroni. La scelta è ricaduta sulla recitazione, perché non potevano essere i costumi: «Csaba mi ha convinto che nel mondo di oggi la distinzione di classe non passa attraverso l’abbigliamento, chiunque può permettersi Prada, perlomeno taroccata. Poi Csaba avrebbe voluto andare oltre e portare sulla scena una sfilata di attori nudi, come in Prêt à porter di Altman. Ma non ho voluto spingermi a tanto». Radicalizzare per raggiungere lo spettatore sì, ma non troppo.

pubblicato su Apart #3/07

08 ottobre 2007

Anna Politkovskaja

Ci sono persone il cui cuore continua a pulsare anche quanto sono morte. E ci sono penne che continuano a scrivere anche quando il loro padrone non può più tenerle in mano. Almeno finché resterà vivo il suo ricordo.
Oggi il ricordo di Anna Politkovskaja, a Mosca, è vivo più che mai: il sette ottobre candele accese davanti alla sue foto hanno illuminato piazza Bolotnaya di desiderio di libertà.

Anna, giornalista russa famosa in tutto il mondo per i suoi reportage sugli orrori della guerra in Cecenia e gli abusi compiuti dalle truppe federali, fu uccisa sulla soglia di casa sua alle 16 del sette ottobre 2006. Scriveva per il quotidiano dell'opposizione Novaya Gazeta e alle vicende del conflitto ceceno si era appassionata alla fine degli anni '90, e non solo come cronista: nel dicembre del 1999 fu lei a organizzare, sotto una pioggia di bombe, l'evacuazione dell'ospizio di Grozny, mettendo in salvo 89 anziani. Avrebbe dovuto pubblicare, se quattro colpi di pistola non avessero fermato il suo cuore e la sua penna, i risultati di un'inchiesta sulle torture perpetrate in Cecenia dai russi, l'ultimo reportage di una carriera giornalistica sempre all'insegna del coraggio, della verità, della lotta per i diritti e la dignità umani, per la libertà e la democrazia.


Anna è stata uccisa il giorno del cinquantaquattresimo compleanno di Vladimir Putin, e per Andrej Mironov, intellettuale e amico fraterno della giornalista, questo significa che ad ogni suo futuro anniversario il presidente della Federazione Russa si sveglierà con il nome di Anna a martellargli la testa.


Una donna che non sposava partito politico è ora l'anima dei più forti gruppo di opposizione del Cremlino. Anna è ormai un simbolo, sinonimo di coraggio e indipendenza. In coincidenza con l’anniversario della sua morte a Mosca attivisti impegnati nella difesa dei diritti umani, giornalisti e militanti di opposizione hanno organizzato diverse manifestazioni. E ancora da Mosca a Berlino, a Parigi, ai cortei nelle varie capitali europee hanno partecipato non solo le associazioni, ma anche gente comune in segno di solidarietà. E ancora documentari, incontri e convegni in Italia e all'estero. Sperando che il 7 ottobre diventi un'importante occasione per non dimenticare che coraggio e indipendenza sono moneta preziosa.

Quella qui sotto è puBBlicità