Quello che vedi è vecchio

Caro lettore, questo blog/vetrina che contiene vecchi articoli pubblicati in giornali locali o internet, non è più aggiornato da gennaio 2010.

Visita il canale youtube.com/alessiasmaniotto


Quelli che leggi sono i miei articoli

27 novembre 2008

"Lasciami entrare"


''Vuoi essere la mia ragazza?''. ''Ma io non sono una ragazza''. ''Bè.. vuoi metterti con me si' o no?''. La storia di vampiri presentata al 26/o Torino Film Festival uscira' nelle sale il prossimo 9 gennaio, e' un horror melanconico ma senza drama finale. Lasciami entrare (Låt den rätte komma in, in svedese) e' firmato dal regista svedese Tomas Alfredson e racconta la storia di Eli, vampira dodicenne costretta a cambiare spesso casa con il padre, e di Oskar, dodici anni anche lui, che abita nell'ultima citta' in cui Eli si e' fermata. Eli non e' una bestia incontrollabile, ma prova sentimenti e si sente imprigionata in una condizione che non vorrebbe. Oskar e' un ragazzo fragile e ansioso, affascinato dalle storie macabre non ci mettera' molto a capire che tra Eli e le morti misteriose che avvengono da qualche tempo c'e' un rapporto, ma non per questo smettera' di volerle bene.

Nel film, che e' tratto dall'omonimo libro di John Ajvide Lindqvist (che della pellicola ha curato la sceneggiatura), viene rispettata la tradizione minima delle storie di vampiri: bruciano se esposti alla luce del sole, non hanno un sesso definito ma anche non possono entrare in una casa se non sono invitati. Quest'ultimo aspetto, che da' anche il titolo al film, e' per Lindqvist il lato morale piu' interessante di un vampiro. ''Lasciami entrare'', al di la' delle immagini sanguinose e a tratti violente, al di la' di una musica che ad un pubblico piu' sensibile permette il tempo di coprirsi gli occhi, narra la storia di due giovani adolescenti che decidono di volersi bene accettandosi cosi' come sono, aiutandosi a guardarsi sotto una luce diversa.

Lasciami entrare è distribuito in Italia da Bolero Film.

23 novembre 2008

Una staffetta contro la violenza


“Chi paga per i peccati dell’uomo?”. La domanda copre il ventre velato di una giovane donna stesa su un letto, le braccia aperte e le ginocchia fl esse come il Cristo in croce. E’ la campagna che l’associazione Telefono Donna pensava di affiggere negli spazi pubblicitari di Milano in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il prossimo 25 novembre, giorno in cui partirà anche la “Staffetta di donne contro la violenza sulle donne”: un’anfora che percorrerà in dodici mesi tutta l’Italia per dire basta alla violenza sessuale e al “femminicidio”, un reato preciso che avviene quando un uomo uccide una donna per sentirsi maschio. L’anfora partirà da Niscemi, dove il 30 aprile scorso tre minorenni uccisero Lorena Cultraro, 14 anni, temendo che fosse incinta di uno di loro, e si fermerà a Brescia dove, l’11 agosto del 2006, Hina Saleem, 22enne pachistana, fu uccisa dal padre per aver lasciato i costumi islamici accogliendo quelli occidentali.

Organizzata dall’Udi, l’Unione donne in Italia, la Staffetta toccherà il Piemonte nel 2009, a giugno, ma a Torino si parlerà della giornata contro la violenza sulle donne il 24 e il 25 novembre, due serate per riflettere sulle violenze fi siche, sessuali o psicologiche subite, maggiormente per mano del partner, da 14 milioni di donne in Italia (dati Istat, febbraio 2007).

Al teatro Vittoria di via Gramsci, lunedì 24, andrà in scena “Più di mille giovedì”, con Gisella Bein e la regia di Renzo Sicco e Lino Spadaro. E’ la storia delle Madres de Plaza de Mayo, le madri dei desaparecidos, i dissidenti scomparsi durante la dittatura militare in Argentina tra il 1976 e il 1983. Lo spettacolo è tratto da “Le irregolari” di Massimo Carlotto, che ne ha curato anche la riduzione scenica. Martedì 25, dalle 18 alle 20 al Caffè Basaglia si brinderà in onore della Staffetta, mentre alle 21 “Le nuvole teatro” di Gianni Afola porteranno in scena al Vittoria “Passi affrettati” di Dacia Maraini, che dopo lo spettacolo sarà in collegamento telefonico per dibattere con Angela Vitale Negrin, vice responsabile di Amnesty International per il Piemonte e la Valle d’Aosta e Simonetta Rho, giornalista del tgR Piemonte. Sarà presente l’assessore regionale alle pari opportunità, Giuliana Manica.

“Passi affrettati” è anche un libro edito da IanieriEdizioni, che si può leggere online su www.passiaffrettati.it ma che se acquistato contribuirà ad aiutare le donne che hanno subito violenza, perché la scrittrice ha deciso di devolvere per intero i suoi diritti letterari in loro favore.
Per entrambe le serate al teatro Vittoria l’ingresso è gratuito fino ad esaurimento posti, ma per “Passi affrettati” la prenotazione è obbligatoria: si può effettuare inviando una mail a passiaffrettati@meltinglab.it, telefonando al numero 392 9096329, o inviando un fax allo 011 8178123.

****

L’anfora, testimone della Staffetta organizzata dall’Udi, ha due manici ed è pensata per venire portata da due donne: il loro “portarla insieme” sarà simbolo di relazione, solidarietà e vicinanza. Il passaggio dell’anfora ad altre due donne avverrà in ogni città pubblicamente.
L’anfora sarà anche un testimone che si arricchisce man mano che attraversa le regioni d’Italia, perché al suo passaggio le donne potranno infi larvi dentro biglietti, pensieri, immagini, denuncie. Alla staffetta è esclusa l’adesione di partiti e movimenti politici misti.

19 novembre 2008

Shalom, amici della scuola ebraica


Shalom. Pace. È bello sentirsi accolti con un saluto di pace. Nella comunità ebraica equivale a un semplice “ciao”, ma le origini di un saluto dicono molto di una comunità.
Tutti gli invitati alla festa a porte aperte per la neonata associazione ex-allievi ed amici della Scuola ebraica di Torino, che si è svolta il 12 novembre, hanno avuto il piacere di sentirsi accogliere così: con un sorriso e un saluto di pace (nell’immagine in alto il depliant della scuola).

Nella palestra di via Sant’Anselmo, vicino alla Sinagoga, la festa è letteralmente esplosa: bambini che correvano, saltavano e sfi davano Patrizia Saccà, campionessa paralimpica di tennistavolo ed ex-allieva della scuola. “Ci tenevamo molto alla sua presenza – dice Elisa Ferrio, neopresidente
dell’associazione – la scuola ebraica di Torino si impegna tutti i giorni per abbattere le barriere tra le persone, tutte le barriere”. La festa è stata anche occasione per inaugurare, appunto, i nuovi servoscala della scuola, ora pienamente accessibile ai disabili motori. “Nessuno viene lasciato indietro – ribadisce Elisa – sviluppare negli allievi lo spirito critico e il senso profondo della convivenza civile sono gli obbiettivi primari dell’istituto”.

Alla scuola ebraica, che comprende le scuole paritarie materna ed elementare Colonna e Finzi e la scuola media Artom, possono iscriversi tutti, non è necessario essere ebrei. Alla festa anche una coppia di mimi che, tra un sorriso e lo scontro con un vetro immaginario, hanno anche tentanto (invano) di andare in soccorso ai relatori che non riuscivano a farsi sentire, tanto era l’entusiasmo dei presenti di trovarsi e di ri-trovarsi insieme.

Gli iscritti all’associazione per ora sono un centinaio, ma su Facebook arrivano quasi a duecento:
“L’abbiamo formalmente costituita dal notaio il 29 ottobre – dice la presidente – e il gruppo dei soci fondatori rispecchia ciò che essa vorrebbe essere: un gruppo eterogeneo per età e per legame con la scuola, aperto a tutti e dove tutti si sentano i benvenuti”. Per le “due anime” dell’associazione si pensa a serate agrodolci con foto e ricordi dei tempi passati per gli ex allievi, a incontri per i genitori sulle droghe, la formazione, l’educazione. Tra le idee anche un lavoro di archivio per riscoprire i fondatori della scuola.

Per saperne di più sulla scuola ebraica si può visitare il sito www.scuola-torino-ebraica.it.

13 novembre 2008

News, come nasce una bufala


Davvero Sarah Palin non sapeva che l’Africa fosse un continente? Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si è sentito male rientrando dal G20, oppure no? Il convegno “Propaganda,
disinformazione e manipolazione dell’informazione”, a Torino il 7 novembre scorso, si è svolto troppo presto per poter prendere in considerazione anche questi interrogativi, forse pure marginali, ma di certo ha toccato i nodi fondamentali di un problema di oggi: la possibilità di “intossicare” la percezione della realtà attraverso la disinformazione o la manipolazione delle notizie.
Nell’Aula magna del Rettorato, in diretta streaming dal sito di Radio 110 e in diretta anche sull’isola Unito di Second Life, sono intervenuti Luigi Bonanate, Franca Roncarolo, Ugo Volli, Annamaria Testa, Gerard Bronner, Mimmo Càndito, Massimo Chiais e Alejandro Pizarroso Quintero.

Docente all’Università Bocconi di Milano e pubblicitaria, Annamaria Testa ha fatto notare come, negli ultimi anni, la propaganda abbia teso a fare proprie la retorica e i metodi della pubblicità, mentre Gerard Bronner, dell’Università March Bloch di Strasburgo, specialista nel campo delle credenze collettive e della cognizione sociale, ha fatto notare che sul piano cognitivo contemporaneo il vero non ha sempre la meglio sul falso.

Mimmo Càndito, per anni corrispondente di guerra per La Stampa e presidente italiano di Reporters sans frontières, ha sottolineato come le nuove tecnologie propongano non solo vantaggi, ma anche nuove forme di condizionamento che rendono estremamente diffi cile il ruolo dei professionisti dell’informazione. La demonizzazione del nemico, infi ne, è stato il tema dell’intervento di Massimo Chiais, docente, giornalista e organizzatore del convegno: «Il nemico è inevitabilmente crudele e sanguinario, è subdolo e spietato. Questa pratica retorica – spiega Chiais – ha una valenza duplice: da un lato spinge le popolazioni all’odio nei confronti dell’avversario da combattere, dall’altro fi delizza il popolo alla propria causa, nel nome dell’eterno scontro tra Bene e Male».

Quella qui sotto è puBBlicità