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11 gennaio 2009

Incitazioni al boicottaggio e bandiere israeliane bruciate al corteo per la Palestina libera di Torino


La mobilitazione internazionale in favore del popolo palestinese nella striscia di Gaza si è manifestato a Torino con un corteo italo-arabo che ha attraversato le vie del centro. La manifestazione è iniziata alle 15 a Porta Palazzo, il quartiere multietnico torinese, ha percorso via Milano passando davanti al municipio e via Pietro Micca, dove ha sede l'associazione Italo Istraele di Torino, ha attraversato piazza Castello e poi raggiunto la sede Rai di via Verdi. Il corteo è infine tornato a Porta Palazzo passando per via Po e facendo tappa nuovamente in piazza Castello e poi in piazza Duomo.

Il corteo, inizialmente formato da un migliaio di partecipanti, si è ingrossato lungo il percorso, raggiungendo alla fine più di tremila unità. Organizzato dall'Assemblea Free Palestine, che ha tenuto le redini della manifestazione, al corteo hanno partecipato moltissimi arabi, le "donne in nero" (una rappresentanza della Casa delle donne di Torino), del Pdci, Sinistra Critica, Rifondazione Comunista e alcuni rappresentanti dei sindacati Cub e Cobas.
Oltre agli striscioni contro Israele, il simbolo portato lungo le strade di Torino sono state bambole coperte da lenzuoli bianchi macchiati di rosso, a simboleggiare le vittime innocenti di Gaza. Lungo il tragitto sono state più volte ribadite le ragioni del corteo, sia in italiano che in arabo, e i partecipanti sono stati invitati al boicottaggio dei prodotti e dei negozi israliani: "vogliamo costringerli a fermare la guerra attraverso un movimento popolare", hanno spiegato gli organizzatori. Il passaggio del corteo è stato scandito anche al grido di "intifada" e "Allah akbar" (Dio è il più grande), e ancora "con l'anima e il sangue ti difendiamo oh Gaza".

Ognuna delle tappe è stata segnata da un'azione dimostrativa, creando anche qualche attimo di tensione di fronte al municipio, dove i manifestanti hanno cercato di issare una bandiera palestinese a fianco delle bandiere istituzionali per sottolineare che il comune di Torino è gemellato con la città di Gaza. Nel farlo la lunga scala, che avrebbe dovuto venire diretta verso l'alto, è stata posizionata in direzione dei poliziotti in assetto da sommossa posti a protezione dell'ingresso del palazzo. Sentendosi attaccata la polizia ha accennato una carica che ha sfollato i manifestanti. Vicino alla polizia sono stati sparati alcuni petardi e altri oggetti. Alcuni manifestanti arabi si sono allontanati dal corteo lamentando che non era lo spirito con cui doveva essere portato avanti.
La seconda tappa, davanti all'associazione Italia Israele, è stata segnata dal lancio di uova riempite di vernice rossa contro il portone d'ingresso protetto dagli agenti. Sempre davanti all'associazione è stata bruciata una bandiera israeliana. Un'altra bandiera di israele è stata bruciata davanti alla sede Rai, mentre in piazza Castello è stato costruito un carro armato di cartone al quale è stato dato fuoco. Subito dopo è stata issata sul palazzo della Regione un'altra bandiera palestinese.

Un rappresentante dell'Unione araba di Torino si è avvicinato ai giornalisti per spiegare che non tutti gli arabi sono d'accordo con gli atti dimostrativi usati lungo il corteo: "Abbiamo scelto di partecipare dopo che ci era stato assicurato che la manifestazione sarebbe stata civile, noi non abbiamo nulla contro la polizia. Deve vincere la pace, la pace si fa tra i popoli e non usando la forza contro i popoli". Uno dei palestinesi presenti ha sottolineato invece la necessità di intervenire "contro uno stato arrogante che se ne infischia delle risoluzioni dell'Onu. L'intento di Israele, colpendo donne e bambini, è quello di limitare la crescita demografica palestinese. Noi vogliamo un popolo libero, autodeterminato e militarizzato per difenderci contro uno stato che si è rivelato nazista".

Sotto le finestre della sede Rai i manifestanti hanno bruciato altre bandiere israeliane e protestato contro "l'informazione di parte e la propaganda filo-israeliana fatta dal servizio pubblico". "Vergognatevi" è il grido rivolto contro i giornalisti Rai colpevoli, secondo i manifestanti, di non dare agli italiani un'informazione completa e di oscurare il massacro di donne e bambini palestinesi operato dall'esercito israeliano. "Sulle vostre spalle c'è il peso di quello che succede a Gaza", hanno aggiunto.

"Noi non crediamo che la pace si faccia al tavolo dei potenti", "Hamas è una forza di resistenza eletta democraticamente dal popolo palestinese, noi non crediamo a giornali e tv perché sappiamo che Israele non vuole difendersi ma distruggere questa forza democratica" sono le tesi portate avanti dal corteo lungo il centro di Torino. Il corteo non ha risparmiato slogan anche contro Mubarak, presidente dell'Egitto, colpevole secondo i manifestanti di aver contribuito, chiudendo i valichi, a fare di Gaza "una prigione-cimitero".

Dopo aver bruciato il finto carro armato in piazza Castello, e dopo aver ribadito che "la pace si può ottenere solo con la vittoria del popolo palestinese", dai microfoni è stata levata una preghiera in arabo in memoria dei morti per la guerra. La bandiera palestinese issata sul terrazzo del palazzo della Regione, il corteo ha ripreso la marcia verso porta palazzo scandendo "uccidono le donne / massacrano i bambini / stato di Israele / stato di assassini". Ultima tappa il duomo di Torino, dove è stata ricordata la frase del cardinale Renato Martino, prelato vaticano responsabile della giustizia e delle questioni della pace che il 7 gennaio aveva definito Gaza "un grande campo di concentramento", e dove si è chiesto che la Chiesa prenda posizione e sospenda tutti i pellegrinaggi in Israele.

Il corteo si è concluso a Porta Palazzo verso le 18.30. La prossima manifestazione in favore del popolo palestinese è prevista per il 17 gennaio a Roma.

Quella qui sotto è puBBlicità