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28 ottobre 2008

L'Onda e lo spettro del '68



Continuano le contestazioni studentesche a Roma, e non solo. Stamattina, apro il Corriere online e in apertura vedo questa foto




Mi dico: che citazione! In mente mi torna la famosa foto che divenne il simbolo del maggio francese nel 1968.
Prima sorrido, immaginando che il fotografo magari l'ha davvero cercata quella citazione, poi penso: è possibile che si debba sempre pensare al '68? E soprattutto, è mai possibile che per indicare rivoluzione e movimento ci si debba sempre rifare ai francesi? Non potrebbe esserci invece un che di originale, di unico, anche in quello che accade nello stivale d'Europa?
Poi: questa bella ragazza bionda con la maglia a girocollo, può diventare il simbolo del movimento dei giovani italiani di oggi come lo diventò Caroline de Bendern nella Parigi del '68? Mi rispondo di no. Il tempo non è lo stesso, il luogo neanche, il movimento ancora meno. Il nome che gli è stato dato, l'Onda, esprime bene tra l'altro l'essenza di questo scendere in piazza tutto italiano, tutto contemporaneo, e lo esprime in ogni sfaccetatura metaforica che al termine "onda" si possa attribuire.
Vado a cercarmi la foto di quella giovane di origini nobili che nel 1968, a Parigi, fu diseredata per essere scesa in piazza



e penso: infatti no, non ha niente a che fare.

09 ottobre 2008

Un libro con il mondo dentro

“Dentro c’è il mondo”. Gabriella Rossi, neo-presidente del Centro studi e documentazione del pensiero femminile di Torino, descrive così la raccolta “Lingua Madre Duemilaotto, racconti di donne straniere in Italia” che hanno vinto la sfida di scrivere in una lingua che non è la loro, l’italiano, per raccontare amori e abbandoni, guerre e relazioni materne. Storie vissute da un’altra prospettiva, storie ora pubblicate per dare visibilità a sfere private che sempre più hanno bisogno di voce, e che noi italiani abbiamo sempre più bisogno di sentire.

Il passo più citato alla presentazione della raccolta, e non a caso, è quello di Claudiléia Lemes Dias, brasiliana vincitrice del primo premio 2008: “Chi è lo straniero? - scrive - un insieme di no: non parla la nostra lingua, non ha le nostre origini, non impartisce la nostra educazione ai figli... Solo quando togliamo tutti questi no diventa uno di noi”.

Nel tempo il concorso Lingua Madre ha realizzato opportunità di incontro, di scambio, conoscenza e confronto, occasione per costituire una rete di relazioni che offrano opportunità di esprimersi e di prendere coscienza di sé e dello “straniero”. “Solo attraverso il confronto della propria lingua con un’altra si comprende davvero lo strumento linguistico”, ha detto Ernesto Ferrero, “chi ha scritto i racconti di Lingua Madre 2008 ha fatto la fatica di impossessarsi di una lingua che non è la sua”, mettendo in discussione se stessa, le proprie radici e la realtà “d’arrivo”.

Al concorso hanno partecipato anche molte detenute dei penitenziari italiani, una di queste, la ganese Herrety Kessiwaah, detenuta dell’istituto di pena femminile di Trapani, si è classificata al terzo posto con il racconto “Nanà”.

Il Concorso letterario nazionale Lingua Madre, ideato da Daniela Finocchi, è diretto a tutte le donne straniere residenti in Italia che vogliano approfondire il rapporto tra identità, radici e il mondo “altro” attraverso la loro nuova lingua d’arrivo, l’italiano. Una sezione speciale è dedicata anche alle italiane che vogliano raccontare di donne straniere che hanno conosciuto e che hanno trasmesso loro
“altre” identità. La scadenza della quarta edizione è fi ssata per il 31 dicembre 2008. Il libro contenente i racconti della terza edizione, 12 euro e 50, è edito da Edizioni Seb 27.

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