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22 gennaio 2008

Scoppierà in rete la nuova guerra enciclopedica?

Presto ci sarà una nuova enciclopedia online fondata, stavolta, sulla competizione tra i suoi redattori. Il nuovo progetto di Google, denominato “Knol”, è stato reso noto il 13 dicembre scorso nel blog ufficiale dell'azienda di Mountain View, California.

Immediato e inevitabile il confronto tra Knol e Wikipedia, la famosa enciclopedia libera nata nel 2001 che il 15 gennaio ha raggiunto i sette anni di attività e che conta più di 9 milioni di articoli.
«La motivazione di base dell'iniziativa Knol potrebbe essere legata alla “conquista della terza pagina” – spiega Andrea Crevola, docente di Web Design all'università di Torino – Google è un sistema a due pagine, la maschera di ricerca e il risultato, mancano link interni al sistema: più movimento all'interno di Google significa più ricchezza per l'azienda».
Il “gigante buono” del web pone però l'accento sull'importanza di diffondere la conoscenza, e nella presentazione del progetto spiega la propria posizione: «Crediamo che sapere chi scrive cosa aiuterà significativamente gli utenti a fare un migliore uso dei contenuti web». La verità verrà sicuramente a galla, concordano gli esperti del web: «La rete offre spazio a tutti gli esperimenti – spiega Giuseppe Granieri, saggista e consulente su innovazione e sociologia dei media – ma sopravvivono e vengono utilizzati solo quelli che trovano il consenso di una sufficiente massa critica di utenti».

Gli esperimenti Knol e Wikipedia divergono su alcuni punti salienti: mentre la seconda si basa sulla collaborazione tra gli utenti, in Knol ogni utente potrà pubblicare una “unità di conoscenza” in competizione con le altre. Inoltre in Knol ogni autore “ci metterà la faccia”, mostrando la propria identità e le eventuali credenziali.
Resterà il problema della certificazione della qualità spesso rimproverato a Wikipedia, ma questo, spiega Crevola, riguarda più in generale la rivoluzione del web: «Non c'entra che ci sia il bollino di Wikimedia o di Google, in ogni caso quello che ci si aspetta da queste media corporation, visto che vogliono dare forma alla cultura, è che si interessino non solo a questioni importanti per loro ma che assumano anche un ruolo etico. Ad esempio: devono inserire strumenti tecnici che permettano un controllo dal basso, e la scelta di certi strumenti piuttosto di altri incorpora sempre un modello di comportamento».
«A livello etico, sono scelte – ribadisce Granieri – a livello pratico la storia dimostra che laddove il processo non è equilibrato, gli utenti si allontanano dal servizio che stanno usando. Wikipedia interviene sui contenuti, ma con logiche e interventi trasparenti». Su Google, per ora, non si possono che fare ipotesi.

In ogni caso Giuseppe Granieri non crede che questi esperimenti possano essere ricondotti al concetto di enciclopedia “tradizionale”, visto che non è distribuita nella stessa ampiezza, è costosa, più lenta da consultare e non aggiornabile in tempo pressoché reale: «Abbiamo una grande infrastruttura di comunicazione, che può contenere e gestire una quantità di informazioni mai vista nella storia dell'uomo. Ci sono diversi strumenti, diversi tentativi e nessuno sarà mai onnicomprensivo. Ogni utente, per la grammatica della rete, sceglierà il metodo di ricerca e di accesso alle informazioni che più gli viene utile in un dato momento, tra tutti quelli disponibili. Che non si escludono tra loro. Si completano».

Diventa cruciale quindi l'educazione all'uso: ciò di cui più necessitano i giovani studenti di oggi, fa notare Crevola, sono le istruzioni per accedere a questa massa potenzialmente infinita. Capire come valutare, verificare e soprattutto mettere in relazione le nozioni, sono capacità che vanno coltivate. «Uno dei rischi di Knol – pone come esempio Crevola – potrebbe essere la possibilità che gli articoli, essendo gestiti da un unico utente, restino statici per molto tempo, a differenza degli articoli di Wikipedia».

Di Knol non si conoscono ancora tutti i dettagli, ma alcuni punti di forza come un'interfaccia standard sembrano essere già delineati. Resta da capire in che modo i lettori potranno commentare gli articoli: «Potrebbero inserire un sistema di feedback come quello di eBay – ipotizza Crevola – ma mentre per la compravendita di oggetti questo sistema è ottimo, potrà esserlo anche per la valutazione di temi come l'aborto, il creazionismo contro l'evoluzionismo o la pena di morte? Settori pericolosi per l'opinione pubblica come produrre conoscenza, acquisire informazioni personali sugli utenti, sono situazioni delicate e a volte al limite del lecito. L'atteggiamento etico assunto sarà fondamentale perché Google non veda intaccata la sua candida immagine di “gigante buono”».

Come per Linux contro Microsoft, insomma, diventerà forse più una questione di valore che di effettiva qualità del servizio.

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