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16 aprile 2008

Dove la tecnologia diventa etica

La tecnologia è la risposta, ma qual è la domanda? Il dilemma attribuito a Amory Lovins è il punto di partenza del primo corso di Computer Ethics dedicato ai futuri dottori di ricerca del Politecnico di Torino.

Un corso interdisciplinare fortemente voluto dal direttore della scuola di dottorato del Politecnico, il professor Mario Rossetti, il cui logo non a caso è rappresentato da una serie di ellissi che si intersecano in più punti. «Da troppo tempo chi viene da discipline scientifiche pensa che i prodotti tecnologici non siano influenzati dal contesto e non lo influenzino – spiega il docente del corso, il professor Norberto Patrignani – l’obbiettivo sarà quello di sensibilizzare i professionisti, gli utenti, chiunque si occupi di computer, sull’impatto sociale dell’informatica. La tecnologia non è amorale, né neutra, impone anch’essa scelte etiche».

Il percorso, iniziato lunedì 14 aprile, è interdisciplinare e aperto a tutti i dottorandi del politecnico, si svolgerà in lingua inglese per permettere la partecipazione anche agli studenti stranieri. I tredici argomenti del corso, suddiviso in due parti, una storico-metodologica e una di analisi di casi, toccheranno i maggiori problemi etici contemporanei.

Dall’eDemocracy, all’accessibilità e al divario digitale, tema che riguarda non solo banalmente l’accesso ad internet ma anche alla tecnologia stessa, si pensi ai paesi non industrializzati; dall’educazione, ai diritti d’autore e ai crimini informatici, passando per il problema dell’affidabilità. Tema cruciale quest’ultimo non tanto per i crash dei sistemi nei pc di casa, quanto piuttosto di quei luoghi, come gli ospedali, in cui si può mettere in gioco la vita. Passando ancora per l’intelligenza artificiale, robot maggiordomi da fantascienza, venduti anche a centomila dollari oltreoceano, porranno il problema di un’etica da "programmare" al loro interno, tema questo direttamente legato al rapporto tra tecnologia e guerra: «Dei robot guerrieri sono già in fase di sperimentazione», ricorda il docente. Infine il problema dei rifiuti che, tutto sommato secondo Patrignani, è il più esplorato: «Ci sono tre fasi per risolvere un problema socialmente importante: quella del dibattito che lo fa emergere, quella in cui le organizzazioni si danno linee guida e codici etici e la fase finale della legge. Nel caso dei rifiuti tecnologici siamo già alla normativa».

Deborah Johnson, filosofa docente alla Scuola di ingegneria e scienze applicate dell’Università di Virginia, è una delle pioniere della Computer Ethics, restando fedele a queste basi il corso organizzato dal Politecnico di Torino vuole essere un importante contributo alla formazione di persone in grado poi di dare una giusta valutazione delle implicazioni sociali ed etiche della tecnologia. Anche perché, conclude Patrignani, «le imprese chiedono professionalità più rotonde, non bastano più le competenze tecniche, serve anche una certa sensibilità».

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