Dove la legge non arriva e ogni vita umana non vale più del filo di rame che deve essere recuperato, si possono vedere bambini che attizzano fuochi per bruciare lo strato isolante che lo copre, o padri di famiglia che dividono il piombo fuso da circuiti stampati. Quei bambini respirano fumi saturi di diossina e metalli pesanti. Quella famiglia userà le stesse pentole usate per il piombo anche per cucinare. Quei fili di rame e quei circuiti stampati provengono dai paesi tecnologicamente avanzati.
Il ciclo dell’elettronica produce spazzatura, o e-waste, altamente pericolosa per l’ambiente. Non solo piombo ma anche cromo esavalente, mercurio, cadmio. Tutti elementi altamente tossici che non si dovrebbero liquidare con leggerezza.
La convenzione di Basilea, che ha imposto ai paesi sviluppati di notificare a quelli del Terzo Mondo qualsiasi spedizione di rifiuti potenzialmente pericolosi, è stata firmata nel 1989 da 170 stati. Si dimostrò troppo debole. Un emendamento del 1995 ha allora proibito del tutto l’esportazione dei rifiuti pericolosi.
Sette anni dopo, nel 2002, l’Unione Europea ha stabilito che devono essere i produttori a farsi carico dello smaltimento sicuro dei rifiuti elettronici. In Italia la norma è operativa dal 18 febbraio 2008.
(liberamente tratto da National Geographic, gennaio 2008)
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16 aprile 2008
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