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17 aprile 2008

Simulare metropoli in 4D

Rendere visibile l’invisibile è la missione del LAQ-TIP, il laboratorio di alta qualità per la progettazione territoriale integrata del Politecnico di Torino. Il LAQ crea rappresentazioni del territorio ed elabora progetti e scenari per la città, e non solo, del futuro.

«Per prefigurare i possibili futuri di una città o di un territorio è fondamentale, prima di tutto, analizzare l’esistente – spiega Luca Caneparo, direttore tecnico del Laboratorio – non solo dal punto di vista degli spazi fisici, ma anche da quello della densità urbana in una determinata ora». Così la quarta dimensione esplorata dagli esperti del laboratorio, ovvero il tempo, prende la forma di curve che mutano in altezza e in intensità di colore a seconda dell’ora della giornata: «Rendere visibile anche come le porzioni della città vivono nell’arco delle ventiquattrore – spiega Caneparo – significa capire quali di esse sono a rischio criminalità o desertificazione».

L’analisi di quella che viene chiamata "mixité" consente appunto di capire quale sia il grado di multifunzionalità di un dato edificio o di una data area, e questo permette di progettare conseguentemente spazi vivibili per chi già abita in quella zona, per chi ci lavora o per chi vi transita. Tenere conto di queste variabili significa favorire la vita di relazione, la fruizione di un quartiere in condizioni di sicurezza, l’interazione e lo scambio fra gli spazi privati e quelli pubblici.
«Lo sviluppo di una città e di un territorio – continua Caneparo – è frutto di fenomeni estremamente complessi, di variabili incognite che rendono ardua la progettazione di un qualsiasi scenario futuro, che dipende, in fin dei conti, dalla decisione di esseri umani in un determinato momento, e a conoscenza di determinate variabili».

Ma proprio qui sta il punto: il momento successivo all’analisi, ovvero la simulazione, fa vedere ai cittadini uno o più futuri possibili, e questo permette ai singoli individui di pensare concretamente alle conseguenze di determinate scelte, «perché gli esseri umani si muovono sulla base di aspettative», conclude Caneparo.
Dietro le quinte la simulazione della realtà virtuale avviene grazie ad un cluster computer ad alte prestazioni di calcolo, ovvero grazie ad una serie di workstation che lavorano in sincronizzazione per elaborare dati. Nella realtà virtuale, le immagini non sono calcolate in precedenza ma vengono generate in tempo reale. Tutto il sistema di calcolo è quindi collegato in fibra ottica e permette agli "spettatori", muniti di appositi occhiali stereoscopici, di godere appieno della tridimensionalità di uno dei teatri virtuali più grandi d’Europa. È possibile ottenere una visione tridimensionale, infatti, creando un’immagine per ciascun occhio, generate secondo la distanza oculare. Tramite gli occhiali stereoscopici, il cervello interpreta le due immagini, le "fonde" in una scena tridimensionale, di cui percepisce la profondità. Per proiettare gli scenari futuri, il LAQ dispone di sei coppie di proiettori.

«La realtà virtuale è forse meno definita rispetto alla computer grafica – riconosce il direttore del laboratorio – ma, mentre guardando un video il cittadino è passivo, qui ha possibilità di esplorare la città, i progetti. Il cittadino, come il tecnico, può verificare la correttezza della rappresentazione a partire dai punti di riferimento che conosce: la propria abitazione, il quartiere. Cominciando da qui, inizia ad esplorare i progetti, gli scenari, i futuri possibili». Magari con la bici, appositamente realizzata per il collegamento al cluster, facendosi un giro per le strade di Torino 2020.

Attraverso la sua tecnologia, il laboratorio multidisciplinare LAQ-TIP si pone non solo come progettista di scenari futuri, ma anche come concreto supporto strumentale per i processi decisionali che porteranno, o meno, alla costruzione di nuovi spazi urbani.

www.laq-tip.polito.it

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